(Speleomantes strinatii - Aellen, 1958)

Speleomantes Strinatii

NOMI STRANIERI E DIALETTALI

Inglese: Strinati's Cave Salamander
Francese: Spélerpès de Strinati

DESCRIZIONE

Il geotritone è un anfibio urodelo molto particolare; infatti non possiede polmoni, respira solo attraverso la cute e la mucosa buccofaringea e si nutre catturando prede mediante l'estroflessione della lingua peduncolata. Le sue dimensioni vanno dai 7 ai 13 cm compresa la coda; il ventre è grigio scuro, il dorso varia dal marrone al grigio con macchie ocra. Può essere facilmente riconosciuto per le zampe parzialmente palmate, con dita corte e smussate...


Altra caratteristica peculiare, che può essere osservata solo con l’utilizzo di una lente di ingrandimento, è il solco nasolabiale, una scanalatura che si origina nella parte anteriore della bocca e termina nella porzione basale dell’apertura nasale. Dimorfismo sessuale evidente nei maschi adulti, che presentano un corpo ghiandolare mentoniero di forma ellittica.

DISTRIBUZIONE

Il geotritone è l’unico rappresentante europeo della famiglia Plethodonthidae, ampiamente diffusa in America. L’ambiente di vita piuttosto specializzato dei geotritoni è causa di un elevato isolamento, che ha portato ad una rapida affermazione di caratteri morfologici e genetici diversi nelle differenti popolazioni. In Italia sono state descritte sette specie, di cui ben quattro nella sola Sardegna.

  • S. strinatii (Aellen, 1958) distribuito in Liguria e basso Piemonte
  • S. ambrosii (Lanza, 1955) distribuito in Liguria orientale e Toscana
  • S. italicus (Dunn, 1923) distribuito in Toscana, Emilia-Romagna, Umbria, Marche ed Abruzzo

(Sono elencate solamente le tre specie continentali)

In provincia di Savona è possibile trovarlo nelle zone ove il substrato geologico è di tipo calcareo, dal livello del mare fino a 1300 metri di altitudine. Non sembra invece essere presente nel massiccio ofiolitico del monte Beigua, nonostante esista una sola segnalazione risalente alla metà degli anni novanta.

HABITAT

Generalmente si ritrova in grotte o comunque in ambienti ipogei con elevato tasso di umidità relativa (anche artificiali), ma in giornate invernali con elevata umidità dell’aria si può rinvenire, nell'entroterra, anche su pareti rocciose, sotto pietre o ceppi, in prossimità di corsi d'acqua e/o in ambienti forestali mesofili.
Il territorio della provincia di Savona è caratterizzato dalla presenza di numerose zone calcaree, in cui fenomeni carsici hanno dato origine a numerose cavità; in tali anfratti o vere e proprie grotte lo Speleomantes ha trovato un habitat ottimale per le proprie caratteristiche biologiche ed ecologiche.

ABITUDINI

Essendo una specie igrofila, è attiva solo in condizioni di umidità relativa prossima ai livelli di saturazione ed ha costumi di vita prevalentemente notturni. Il geotritone è attivo tutto l’anno, presentando un massimo di attività nel periodo estivo ed un minimo nei mesi di dicembre e gennaio. Diversi studi hanno evidenziato un differente utilizzo degli spazi tra adulti e giovani; questi ultimi, forse a causa della loro minore mole, sono relegati nella zona più prossima all’entrata della cavità, dove le condizioni (umidità e temperatura) sono meno ottimali.

L’accoppiamento avviene in primavera, molto interessante è la fase del corteggiamento, durante la quale il maschio afferra la femmina dal dorso, circondandole il collo ed il capo con le proprie zampe, il tutto dopo averla accarezzata con il mento (che ha ghiandole che secernono feromoni).
Dopo tre 3-4 mesi dalla fecondazione la femmina depone da 6 a 14 uova nel terreno o in cavità ben nascoste e non le abbandona sino alla schiusa (dopo circa 10 mesi), tenendo un comportamento parentale unico tra gli anfibi europei.

ALIMENTAZIONE

Da studi svolti nella Stazione Biospeleologica di S.Bartolomeo (GE), si è visto che l’alimentazione è costituita per oltre l’80 % da ditteri Limonidi (Salvidio et al., 1994); inoltre possono includere nella loro dieta altri insetti e ragni.

PARTICOLARITÀ

Il geotritone, come altri caudati, è in grado di rigenerare i propri arti in seguito ad un evento traumatico. Questo fenomeno è stato studiato in modo particolare in Speleomantes strinatii (Pastorino 1974 e 1978).